Nei mesi di dicembre e gennaio 2018, i gruppi di Rainerum Robotics e di Juvenes Technologies si sono occupati, su commissione del Centro Trevi di Bolzano, di ricostruire digitalmente gli ambienti della mostra “Arte e Sport”.

i nostri ragazzi di Juvenes Technologies mentre prendono le misure della statua

L’esposizione era composta principalmente dalla statua in bronzo di un corridore (proveniente dalla città di Ercolano) e alcuni reperti sempre di epoca romana, in utilizzo agli atleti dell’epoca. Il tutto era accompagnato da pannelli espositivi e presentazioni multimediali.

Il lavoro si è articolato sostanzialmente in tre fasi: dopo aver scattato una serie di fotografie tutt’attorno agli oggetti da ricostruire e con diverse angolazioni, le singole immagini sono state dapprima allineate digitalmente una ad una e, successivamente, sono stati elaborati i veri e propri modelli tridimensionali, grazie a software quali PhotoscanPRO e Blender. In ultimo, sfruttando il programma Unreal Engine, abbiamo creando il prodotto finale, ottenendo un tour interattivo in prima persona, che permettesse di visitare la mostra come se si fosse veramente lì, di persona.

Una copia del lavoro è attualmente depositata presso l’archivio del Centro Trevi. Ciò nonostante, l’intento è quello di sviluppare nei prossimi mesi una versione del tour virtuale in HTML5, che potrà essere caricata anche su una pagina web ed essere accessibile a chiunque, da qualunque parte del mondo

Il nostro intento era soprattutto quello di dare maggiore risalto ai reperti provenienti dal museo archeologico di Napoli e permettere a chiunque, incentivato forse anche da un pizzico di curiosità, di poterli ammirare anche da casa o a mostra conclusa.

Non è il primo lavoro di ricostruzione 3d che facciamo: negli anni passati, in collaborazione con l’Ufficio Politiche Giovanili della provincia di Bolzano, abbiamo sviluppato Castle Viewer, un’applicazione che permettesse di visitare digitalmente attraverso il proprio smartphone alcuni tra i più bei castelli dell’Alto Adige.

Abbiamo sempre ritenuto, difatti, che ci fosse qualcosa di “magico” nel far in modo che le moderne tecnologie possano essere messe al servizio della storia: è un po’ come se passato e presente si fondessero assieme, colmando, anche solo per un istante, un divario temporale talvolta di appena qualche secolo, talvolta, come in questo caso, lungo quasi due millenni”.